Il 13 settembre scorso, all’età di 85 anni, è mancato Albrecht Wellmer. Filosofo con una formazione di matematico e fisico, Wellmer è stato uno tra i maggiori rappresentanti della seconda generazione della Teoria critica. Dopo i primi anni a Francoforte e alcuni soggiorni negli Stati uniti e in Canada, ha insegnato all’Università di Costanza e, dal 1990 in avanti, alla Freie Universität di Berlino.
Assieme ad Habermas, di cui è stato prima assistente e poi, durante la sua intera parabola intellettuale, assiduo e ascoltato interlocutore, ha contribuito ad aprire la Teoria critica francofortese alle tematiche della filosofia anglosassone e di quella francese. Tra i suoi numerosi scritti ricordiamo Zur Dialektik von Moderne und Postmoderne (1985), Ethik und Dialog (1896), Wie Worte Sinn machen (2007), Musik und Sprache (2012).
Il suo principale contributo riguarda la riflessione sul linguaggio, che Wellmer ha sviluppato da una prospettiva pragmatista, in costante dialogo con la filosofia analitica, l’ermeneutica e il decostruttivismo. Rilevanti sono anche i sui studi sull’arte, in particolare la musica, di cui ha indagato lo stretto legame con la comunicazione linguistica.
Nel 2000 Wellmer è stato ospite del Seminario permanente di Teoria critica di Gallarate con una relazione su Scetticismo nell’interpretazione.
Walter Privitera
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Qui è scaricabile l’importante saggio di Albrecht Wellmer intitolato Filosofia pratica e teoria della società. Sul problema dei fondamenti normativi di una scienza critica della società, tradotto da Marina Calloni e pubblicato in K.-O. Apel, R. Bubner, J. Habermas, E. Tugendhat, A. Wellmer, U. Wolf, Etiche in dialogo. Tesi sulla razionalità pratica, a cura di Teresa Bartolomei Vasconcelos e Marina Calloni, Marietti, Genova 1990 (volume di cui si rendono disponibili, insieme al saggio di Wellmer, l’Indice e la Prefazione firmata dalle curatrici).
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Qui è scaricabile la discussione cui Albrecht Wellmer partecipò il 6 novembre 2009 alla Royal Holloway University of London, dedicata alla lezione (intitolata Adorno and the Difficulties of a Critical Reconstruction of the Historical Present) che egli aveva tenuto nel 2006 a Francoforte, quando gli fu conferito il Premio Adorno.